02-10-2017

Le abitudini da cui piace dipendere. Algoritmi, azzardo, mercato, web

Le abitudini da cui piace dipendere. Algoritmi, azzardo, mercato, web Il nuovo lavoro di Maurizio Fea, dirigente di FeDerSerD e già direttore del Dipartimento delle dipendenze della ASL di Pavia, si sofferma sulle ragioni, scritte nella nostra natura biologica e nelle sue interfacce digitalizzate, che spiegano gli intrecci tra le propensioni della mente umana alla gratificazione, e il mercato, le tecnologie, e i loro effetti sulla nostra quotidianità. Azzardo, algoritmi, mercato, web sono onnipresenti nella vita di milioni di persone, adulti e adolescenti, immersi in contesti, tecnologie, ambienti sociali, pressioni pubblicitarie, reti di relazioni virtuali, dominate dalle regole del marketing e dal ruolo sempre più rilevante dei processi di calcolo.
Stiamo partecipando a un gigantesco esperimento universale, che mette in gioco il modo in cui evolveranno i nostri cervelli, grazie alla formazione di abitudini che riempiono la vita a milioni di persone, e di cui c’è scarsa consapevolezza. Come evidenzia, nella prefazione al volume, Stefano Canali  (ricercatore presso la Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati di Trieste): “La lettura di queste pagine porta una più profonda consapevolezza della vulnerabilità dei nostri sistemi decisionali rispetto ad algoritmi in grado di sequestrare i meccanismi del piacere e della motivazione e (…) di suscitare addirittura empatia. E questa consapevolezza rappresenta lo strumento più efficace per la salvaguardia dei margini di autonomia, responsabilità e singolarità dentro cui può darsi la libertà degli individui in un mondo sempre più complesso e denso di condizionamenti.”
Per limitare i rischi è quindi necessario promuovere intelligenza critica e indirizzare gli sviluppi delle tecnologie e dei mercati, dando a questi ultimi delle cornici etiche entro le quali si possano valutare non solo questioni come il rispetto della privacy, ma fondamentalmente la capacità di considerare l’uomo come fine e non come mezzo. La stessa tecnologia che sviluppa i giochi d’azzardo può essere orientata alla protezione dei soggetti vulnerabili, i processi di profilazione della clientela a scopo promozionale possono essere usati anche per migliorare le capacità critiche delle persone, gli algoritmi che creano le bolle autoreferenziali dei social network possono generare scenari diversi e nuovi approcci di senso ai problemi. Fronteggiare quelle derive problematiche che chiamiamo dipendenze comportamentali non riguarda solo gli specialisti: il mercato lo sosteniamo noi con le nostre scelte, la tecnologia la usiamo con più o meno competenza, le nostre propensioni possiamo riconoscerle e anche in parte governarle.

Fonte: Fea, M. (2017), Le abitudini da cui piace dipendere: Algoritmi, azzardo, mercato, web, FrancoAngeli.