03-04-2017

Salute mentale, trattamenti sanitari obbligatori in calo

Salute mentale, trattamenti sanitari obbligatori in calo Il numero di Trattamenti sanitari obbligatori (Tso) è l’indicatore più utilizzato per capire se le politiche per la Salute mentale siano coerenti o meno con i principi della legge 833/1978, che ha introdotto la possibilità che un cittadino sia sottoposto a interventi sanitari in condizioni di ricovero ospedaliero contro la sua volontà “solo se esistano alterazioni psichiatriche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall’infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive e idonee misure sanitarie extra-ospedaliere”. Esordisce così Fabrizio Starace, presidente della Società italiana di Epidemiologia psichiatrica (Siep) e direttore Dsm-Dp Ausl Modena, in un suo recente contributo per Sanità24.
Il trattamento sanitario obbligatorio va quindi considerato un tassello del complesso mosaico dell’assistenza psichiatrica territoriale e particolare attenzione deve essere posta a quelle situazioni in cui i bassi livelli di Tso siano associati a una carenza della rete assistenziale o, all’estremo opposto, alti livelli di Tso si rilevino in contesti dotati di una rete articolata di servizi.  
Alla luce dei dati resi noti dalla Siep, impegnata a monitorare l’andamento del fenomeno a livello nazionale e regionale, si evince un trend di riduzione dei ricoveri per Tso, che in valore assoluto scendono da 10.812 nel 2010 a 8.777 nel 2015. Tuttavia, nota ancora Starace: “In alcuni casi, tale riduzione appare associata alla carente accessibilità dei sistemi di cura. Ancor più interessante, per le implicazioni di politica sanitaria che ciò comporta, è la conferma empirica dell’utilità di investire in “tecnologia umana”, l’unica in grado di fare la differenza tra accoglienza e coercizione. Riteniamo che il monitoraggio costante di questi dati debba costituire una priorità dei sistemi di cura per la Salute mentale, specie nelle Regioni ove, rispetto ai valori nazionali, sono perseguibili ampi margini di miglioramento”. In effetti, secondo i dati citati da Quotidiano Sanità lo scorso mese di gennaio, i finanziamenti nel settore risultano insufficienti in 18 delle 20 regioni italiane: la percentuale della spesa sanitaria investita nella Salute mentale è pari al 3,49%, distante dalla soglia minima del 5% cui si erano impegnate le Regioni con un documento sottoscritto all’unanimità il 18 gennaio 2001.
 
Fonte: http://www.sanita24.ilsole24ore.com