14-03-2017

Deficit di attenzione, iperattivitą e disturbi da uso di sostanze

Deficit di attenzione, iperattivitą e disturbi da uso di sostanze Decadi di ricerca dimostrano che la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e i disturbi da uso di sostanze, oltre ad avere una comune eziologia e a manifestarsi spesso insieme rinforzandosi vicendevolmente, possono essere trattati congiuntamente. La ADHD è un disturbo dello sviluppo neurologico caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in alcuni casi impedisce il normale sviluppo, l’integrazione e l’adattamento sociale di bambini, adolescenti e adulti. Evidenze recenti suggeriscono che i sintomi della ADHD sono associati, nel lungo periodo, a una serie di conseguenze indesiderate, quali fallimenti scolastici ed occupazionali, e a mortalità precoce. “Considerando che la ADHD si manifesta insieme ad altri disturbi neuropsichiatrici, sviluppare trattamenti in grado di affrontare le comorbidità rappresenta un importante obiettivo di salute pubblica”, sostengono i ricercatori della Columbia University, Sean Luo e Frances Levin, autori di un recente contributo per la rivista Current Psychiatry Reports.
Data la relazione causale bidirezionale tra i sintomi della sindrome da deficit di attenzione e iperattività e dei disturbi da uso di sostanze, il trattamento efficace della prima rappresenta una componente cruciale per gestire adeguatamente i secondi. Sotto questo profilo, l’uso di farmaci psicostimolanti sotto stretto controllo medico risulta altamente consigliabile, non solo per il trattamento della ADHD ma anche per migliorare gli outcome delle terapie relative ai disturbi da uso di sostanze. Recentemente, molte ricerche hanno esaminato i sostrati neurobiologici di entrambi i disturbi considerati, testando i dosaggi dei farmaci e realizzando studi longitudinali su ampia scala per seguire gli effetti dei diversi trattamenti nel tempo.
Uno degli sbocchi di questo sforzo conoscitivo potrebbe consentire, attraverso una precisa definizione dei fattori predittivi di buon esito trattamentale, la progettazione di terapie specifiche e personalizzate, che, tenendo conto delle caratteristiche del soggetto in cura, fossero in grado di adeguarsi in tempo reale alle esigenze del paziente con l’obiettivo di pervenire ad esiti clinici sempre migliori. Una prospettiva che gli autori accolgono entusiasticamente e che rimanda alla cosiddetta medicina di precisione, ossia al ricorso sempre più frequente a marker biologici, genetici e psicosociali nella scelta delle cure, allo scopo di ottenere massima efficacia e minimi effetti indesiderati.
 
Fonte: Luo, S. X., & Levin, F. R. (2017). “Towards Precision Addiction Treatment: New Findings in Co-morbid Substance Use and Attention-Deficit Hyperactivity Disorders”. Current Psychiatry Reports19(3), 14.