Gioco d'azzardo problematico e popolazione carceraria

Dalla ricerca emerge comunque una relazione complessa tra gioco d’azzardo e crimine. Da un lato, si evidenzia come i soggetti definiti dagli autori ‘high rate offenders’ (ossia individui la cui carriera criminale ha avuto un picco nella prima età adulta per poi mantenersi su livelli comunque cronici) siano i più propensi a subire frequenti perdite al gioco con conseguenze dannose di natura economica e psicologica. Dall’altro, i detenuti con più severi problemi di gioco hanno avuto carriere criminali variegate, sia per quanto riguarda la frequenza nella commissione di reati sia per quanto riguarda l’età di esordio e la durata nel tempo dell’attività delinquenziale. Inoltre, è da notare che i reati che hanno condotto all’incarcerazione i detenuti con i più seri problemi di gioco sono il possesso e lo spaccio di stupefacenti (26,7%), la frode e la contraffazione (entrambe al 20%), ma non i crimini violenti.
Le raccomandazioni finali dei ricercatori si differenziano a seconda della severità dei problemi di gioco riscontrati. Si suggeriscono programmi educativi e di sensibilizzazione rivolti a giocatori a rischio moderato, che costituiscono grosso modo un quinto della popolazione carceraria del Regno Unito (circa 18mila individui), mentre per le situazioni più critiche vengono proposti interventi terapeutici intensivi, che dovrebbero riguardare i 6mila detenuti con comportamenti di gioco problematico grave (il 6,8% del totale).
Fonte: May-Chahal, C., Humphreys, L., Clifton, A., Francis, B., & Reith, G. (2017), “Gambling harm and crime careers”, Journal of gambling studies, 33(1), 65.